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Appalti pubblici, l’Everest delle piccole imprese

Un mercato in costante crescita, quello degli appalti pubblici italiani. Ma che si polarizza sempre di più verso le dimensioni maggiori. Tagliando fuori dalla partita le micro e piccole imprese, vale a dire l’ossatura dell’apparato produttivo nazionale, e favorendo piuttosto la parte progettuale rispetto a quella esecutiva dei lavori. Così il mercato degli appalti pubblici si è trasformato nella cartina di tornasole delle difficoltà burocratiche che incontrano quotidianamente artigiani e piccole imprese.E’ in sintesi il risultato dell’Osservatorio burocrazia CNA, giunto alla quarta edizione, dedicata ad “ Appalti pubblici – L’Everest delle piccole imprese”. Un lavoro certosino frutto dell’analisi di oltre 6mila bandi che riguardano 28 città italiane.

L'Osservatorio è stato presentato questa settimana presso la sede di CNA nazionale, presenti Matteo Salvini, vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Sabino Cassese, giudice emerito della Corte Costituzionale e Giorgio Gori, sindaco di Bergamo. A aprire i lavori il vicepresidente di CNA nazionale, Giuseppe Cascone, mentre le conclusioni sono state affidate al presidente nazionale, Dario Costantini. Il valore monetario complessivo del mercato degli appalti pubblici nel nostro Paese ha sfiorato i 200 miliardi di euro nel 2021. Una crescita vertiginosa: nel 2016 si fermava poco oltre i 100 miliardi, tanto per fare un confronto. Ma il costante aumento non ha modificato la sostanza del mercato. Permangono le gravi difficoltà nella partecipazione delle piccole imprese alle procedure di gara, prima di tutto a causa dell’incremento dei volumi dei bandi nelle classi d’importo maggiore, che automaticamente emargina le piccole imprese, accrescendo il fenomeno dei sub-appalti perché solo in rari casi le imprese aggiudicatarie sono poi in grado di realizzare i lavori. Nel 2021 questo mercato si è concentrato per oltre due terzi del totale su bandi di importo superiore ai cinque milioni, con la fetta più ampia addirittura sopra i 25 milioni. Analizzando le classi d’importo delle gare bandite nel 2021, le micro imprese (che rappresentano oltre il 96 per cento delle imprese italiane) possono potenzialmente accedere solo al 17 per cento del mercato degli appalti pubblici ma la quota che riescono effettivamente ad aggiudicarsi fatica a superare il cinque per cento del valore complessivo di questo mercato. L’importo in sé potrebbe non costituire un problema. Esiste infatti la possibilità di suddividerlo in lotti, suggerita pure dal legislatore. Ma solo il 18 per cento delle gare prevede la suddivisione in lotti. Per il resto in quattro appalti su cinque non è neanche motivato il mancato frazionamento. E quando la motivazione è presente, risulta spesso un mero adempimento formale. CNA ha di conseguenza redatto un decalogo per aiutare la politica a creare un mercato più efficiente e trasparente per le piccole imprese ma soprattutto per i cittadini.